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O.N.P.
Piccolo stabile color pesca.
Due piani
Una terrazza che lo circonda
Piante ovunque.
Maestose. Altre piccole.
Margherite. Tante.
Due piani
Una terrazza che lo circonda
Piante ovunque.
Maestose. Altre piccole.
Margherite. Tante.
Volto lo sguardo accecata dal sole, alla mia sinistra pieno di rose canine.
La porta è in noce.
Pesante.
Qualcosa stona ai miei occhi.
Grate alle finestre.
Ovunque. Pieno.
Salgo i gradini che una vola erano bianco splendente.
Un raggio entra prima dei miei passi nell'androne
Che strano..fuori una luce accecante contrasta con il buio assoluto della stanza
Polvere alzata dai miei passi
Gli occhi inizialmente sforzati dal buio, ora si muovono nella stanza,come se fosse illuminata da mille luci
Odore di disperazione
Odore di malattia
Odore di morte
Odore così forte che impregna la pelle, i vestiti.
Cammino come se fossi vissuta in questa casa, da sempre
I miei passi vanno sicuri.
Mille emozioni stanno entrando in me.
Sento persone che cercano di passarmi il loro vissuto
La loro disperazione
La loro paura.
Chiudo gli occhi sovrastata da tanto dolore
Lacrime scivolano mentre vengo avvolta da carezze di gelo.
Nei capelli
Sulle braccia
Sulla schiena
Mi abbracciano per passarmi parte di loro
Il sole fuori ritira i suoi raggi piano piano, lasciando spazio ad una leggera penombra
Lei mi chiede di entrare in quella stanza
Per l'ultima volta.
Una porta socchiusa.
Un raggio di luce sbatte violentemente su un qualcosa di metallico
Mi avvicino.
Entro
Sento qualcosa che mi stringe la gola.
La paura.
Non la mia.
La sua
Una camicia di forza è ancora legata per un braccio alla rete di ferro.
Calpestata
Violentata
Usata
Sporca nell'anima prima che nel corpo e in quella maledetta camicia di forza
Sento i suoi urli nella mia bocca
Sento il suo dolore nella mia carne
Sento il suo pianto nella mia testa
Sento la sua morte nel mio cuore
Socchiudo la porta trascinando i miei passi
Lei è rimasta li.
A piangere il suo passato.
Continuo a muovermi nonostante qualcosa cerchi di bloccare le mie gambe
Nonostante qualcosa cerchi disperatamente di non farmi avanzare.
Il mio subconscio
La mia paura
Non so.
Scendo al buio di una torcia le scale
Fili d'argento appesi ovunque
Ragni hanno fatto la loro casa nell'arco degli anni
Un gelo mi attraversa il corpo
Violento
Manca il respiro
Un urlo violento di uomo rimbomba nella mia testa
Chiudo gli occhi
Ferma immobile a metà scala
Non vorrei scendere
Ma lui ne ha bisogno.
Anche lui deve far pace con se stesso
E' arrabbiato
E' addolorato
E' urlante
E' morto per colpe non sue
Una luce filtra da una stanzetta alla fine delle scale
Odore violento fa salire conati di vomito
Non voglio entrare
Non vorrei entrare
Non posso non farlo
Passi lasciano orme su polvere bianca
Li guardo
Mi volto indietro attratta dall'unica cosa che è entrata qui dentro da anni
I miei passi
Apro delicatamente la porta
La luce che filtra mi illumina una stanza piccola
Pareti che una volta erano bianche
Tanti, troppi anni fa
Non mi chiedo cosa sono quelle macchie per terra
Non ne ho bisogno
Sento le gambe che mi portano al centro della stanza
D'un tratto lo sento
L'urlo mi lacera i timpani
Mi piego per il dolore
Mi piego per la disperazione
Mi copro le orecchie sperando di non sentire più il suo urlo
Ma è troppo violento
Alzo gli occhi
Un gancio di ferro trattiene un braccio di stoffa logorata dagli anni
Un altra camicia di forza
Strappata da denti di lame con un gesto violento
Un tonfo pesante sul pavimento
Proprio dove sono accovacciata
Qui sei caduto quando hanno tagliato la stoffa
Qui è finito il tuo dolore
Qui è finita la tua disperazione
Qui è finita la tua vita
Passata troppo tempo in un posto lontano dalla vita
Salgo le scale lentamente
Mentre i tuoi urli diventano pianto
Mentre il tuo pianto diventa lacrima nell'anima
Nel cuore
Tramite
Solo un tramite per lenire dolori che impregnano questi muri
Queste pareti che una volta erano candide
Queste stanze che non hanno mai visto una carezza
Queste porte che non hanno mai visto un amore varcarlo
La porta di noce pesante si chiude alle mie spalle
Nella penombra pesante, la luna butta un raggio sulla porta
"Padiglione Psichiatrie Criminali"
Molte voci restano ancora in attesa di pace
This entry was posted
on sabato 4 giugno 2011
at 17:16
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Racconti
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